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mercoledì 24 aprile 2024

Il Viaggio del Vecchio Capitano



Il Viaggio del Vecchio Capitano
Nel porto di Portobello, dove le onde s’infrangevano contro gli scogli e le vele dei velieri danzavano al vento, viveva un vecchio capitano di nome Andrea. Andrea aveva navigato per tutta la vita, attraversando mari tempestosi e scoprendo terre lontane.



Un giorno, mentre si riposava sulla sua barca, Andrea ricevette una lettera. Era un invito a partecipare a una pericolosa spedizione alla ricerca di un tesoro nascosto su un’isola remota. Andrea sapeva che il viaggio sarebbe stato difficile, ma il richiamo dell’avventura era troppo forte.

Radunò un equipaggio di marinai coraggiosi e salpò verso l’ignoto. Attraversarono tempeste, affrontarono pirati e navigarono attraverso acque inesplorate. Andrea guidava la sua ciurma con fermezza e saggezza, ispirandoli con storie di antichi esploratori e leggende marine.

Dopo settimane di navigazione, raggiunsero l’isola. La giungla era fitta e misteriosa, e il terreno scosceso rendeva difficile avanzare. Ma Andrea non si arrese. Con una mappa in mano e un coltello alla cintura, si addentrò nella foresta.

L’equipaggio scavò buche, sollevò rocce e scrutò ogni angolo dell’isola. Andrea li guidava con determinazione, convinta che il tesoro fosse vicino. E finalmente, dopo giorni di ricerche, trovarono una cassa di legno sepolta sotto un albero.

La cassa era pesante e arrugginita, ma quando Andrea la aprì, i suoi occhi si riempirono di stupore. Conteneva monete d’oro, gioielli scintillanti e antichi manoscritti. Era il tesoro di un antico pirata, nascosto per generazioni.

Andrea e la sua ciurma tornarono a Portobello come eroi. Distribuirono parte del tesoro tra i poveri e usarono il resto per riparare le loro navi e costruire una scuola per i bambini del porto. Andrea aveva dimostrato che il coraggio e la perseveranza potevano portare a grandi ricompense.

E così, il vecchio capitano Andrea continuò a navigare, raccontando la sua avventura ai giovani marinai e ispirandoli a seguire i loro sogni. La sua storia divenne leggendaria, e il suo nome fu ricordato come un esempio di coraggio e audacia nel mondo dei mari. Molti si stupiranno di sapere che Andrea era un capitano donna.

Elisabetta Sanguedolce

Perché le persone volano nei loro sogni?

Perché le persone volano nei loro sogni?
Nel mondo dei sogni, le leggi della fisica e della realtà quotidiana spesso si dissolvono. 
Il volo nei sogni è un’esperienza comune e affascinante per molte persone. 
Ecco alcune possibili spiegazioni:



Esplorazione della libertà:
Il volo nei sogni può rappresentare la sensazione di libertà e di superamento dei limiti. 
Quando si sogna di volare, si può sperimentare una sensazione di leggerezza 
e di poter andare ovunque senza restrizioni.
Controllo e potere:
Volare nei sogni può essere associato al senso di controllo e potere. 
Quando si è in volo, si ha il dominio sugli elementi e si può decidere la direzione e l’altezza.
Espressione dell’inconscio:
I sogni spesso riflettono i desideri, le paure e le emozioni nascoste. 
Il volo potrebbe rappresentare la voglia di superare ostacoli o di liberarsi da situazioni opprimenti.
Esperienza sensoriale:
Il volo nei sogni può essere semplicemente una sensazione piacevole. 
L’esperienza di sollevarsi da terra e planare nell’aria può essere estremamente vivida 
e coinvolgente.
In breve, il volo nei sogni è un fenomeno complesso e soggettivo, ma spesso rappresenta 
una forma di liberazione, potere e desiderio di esplorare nuovi orizzonti.
Tu hai mai sognato di volare?

Elisabetta Sanguedolce

Il Mistero del Tè Avvelenato



“Il Mistero del Tè Avvelenato”
La villa di Lady Penelope era avvolta in una nebbia fitta quella fredda mattina di dicembre. I suoi ospiti, un gruppo eterogeneo di amici e parenti, si erano riuniti per il tradizionale tè delle cinque. Ma questa volta, il tè avrebbe portato con sé un segreto oscuro.

La signora Agnes, la governante, aveva preparato il tè con cura. Le foglie profumate galleggiavano nella teiera d’argento, e le tazze di porcellana erano disposte con precisione sulla tavola. Lady Penelope, una donna dai capelli grigi e occhi penetranti, si sedette al capo del tavolo.



“Benvenuti, miei cari amici,” disse con un sorriso. “Oggi abbiamo un motivo speciale per festeggiare.”

Ma mentre i partecipanti sorseggiavano il tè, qualcosa andò storto. Il signor Archibald, un avvocato dall’aria sospetta, si alzò improvvisamente e si aggrappò alla gola. I suoi occhi si spalancarono, e poi collassò sulla sedia.

Il panico si diffuse nella stanza. La signora Agnes si precipitò verso il signor Archibald, ma era troppo tardi. Era morto. Il suo volto era diventato bluastro, e la sua mano stringeva ancora la tazza di tè.

Lady Penelope si alzò, il suo sorriso scomparso. “Qualcuno ha avvelenato il tè,” dichiarò. “E quel qualcuno è qui tra noi.”


I presenti si guardarono l’un l’altro con sospetto. Chi poteva essere il colpevole? C’era il colonnello Hastings, un ex militare con un passato oscuro. La signora Beatrice, una scrittrice di gialli, sembrava troppo calma. E poi c’era il giovane Lord Edward, erede di una fortuna immensa.

La signora Agnes fu interrogata a lungo. Aveva preparato il tè personalmente, ma non aveva notato nulla di strano. Lady Penelope decise di indagare. Scavò tra gli oggetti personali degli ospiti, cercando indizi.

E così iniziò il mistero del tè avvelenato. Lady Penelope avrebbe dovuto scoprire chi avesse commesso l’omicidio e perché. Ogni personaggio aveva un segreto da nascondere, e la nebbia si addensava sempre di più intorno alla villa.

Chi era il colpevole? E cosa aveva spinto qualcuno a commettere un omicidio così audace? Solo Lady Penelope poteva risolvere il caso, e il suo intuito acuto e la sua mente brillante avrebbero portato alla luce la verità.
L’Intrigo Svelato



Lady Penelope si immerse nell’indagine con determinazione. Interrogò ciascun ospite, scrutando i loro volti e cercando segni di nervosismo. Ma tutti sembravano innocenti, o almeno così sembrava.

Il colonnello Hastings raccontò una storia di un debito di gioco che lo aveva messo nei guai. La signora Beatrice parlò di un romanzo inedito che stava scrivendo, ma il suo sguardo si spostava continuamente verso la finestra. E Lord Edward sembrava più interessato alle opere d’arte appese alle pareti che all’omicidio.


Lady Penelope decise di concentrarsi sulla signora Agnes. La governante aveva servito la tazza di tè avvelenato al signor Archibald. Ma perché? Aveva un motivo? Forse era stata minacciata o corrotta?

La signora Agnes si dimostrò riservata. “Ho solo fatto il mio dovere,” disse. “Non so nulla dell’avvelenamento.”

Ma Lady Penelope non si arrese. Scavando tra gli oggetti personali della governante, trovò una lettera nascosta. Era indirizzata alla signora Agnes e conteneva una richiesta di pagamento. “Devo proteggere la mia famiglia,” diceva la lettera.

La verità iniziò a emergere. La signora Agnes aveva un figlio malato e doveva pagare un debito di gioco. Era stata costretta a preparare il tè avvelenato per salvare suo figlio. Ma chi l’aveva minacciata?

Lady Penelope organizzò un incontro con tutti gli ospiti. Espose le prove e svelò il colpevole: il signor Archibald. Aveva scoperto il segreto della signora Agnes e la stava ricattando. Ma il signor Archibald non aveva previsto che il tè avrebbe portato alla sua morte.

Il mistero del tè avvelenato era risolto. La signora Agnes fu scagionata, e il signor Archibald fu smascherato. Lady Penelope aveva dimostrato ancora una volta la sua abilità investigativa.

E così, quella fredda mattina di dicembre, mentre la nebbia si diradava, Lady Penelope sollevò la tazza di tè e disse: “Alla verità!”

E tutti gli ospiti alzarono le loro tazze, sollevando un brindisi al coraggio e alla giustizia.

Elisabetta Sanguedolce

Il Mistero del Teatro Abbandonato



Il Mistero del Teatro Abbandonato


La pioggia scrosciava incessante su Londra, e le strade erano avvolte in un velo di nebbia. Christiane, l'indagatrice dell'incubo, si ritrovò davanti a un vecchio teatro abbandonato. Le insegne sbiadite recitavano "Teatro dell'Oscurità", ma ora sembrava più un luogo di desolazione che di spettacolo.


Melissa, la sua assistente, la seguiva con passo incerto. "Christiane, cosa ci facciamo qui? Questo posto sembra maledetto."


Christiane si fermò davanti alla porta di legno marcio. "Melissa, i fantasmi amano i teatri. Hanno un debole per le luci soffuse e le risate smorzate. E questo teatro..." Fece una pausa, scrutando le finestre rotte. "Questo teatro ha una storia oscura."


Entrarono. L'interno era un labirinto di corridoi polverosi e palchi sgretolati. Le sedie erano coperte di telai di ragnatela, e l'aria profumava di muffa e vecchio legno. Christiane accese la sua lanterna e illuminò le pareti. Quadri di attori e attrici dai volti pallidi fissavano il vuoto.


"Qui è successo qualcosa," mormorò Melissa. "Qualcosa di terribile."


Christiane annuì. "Una tragedia. Un'attrice, Isabella, scomparve proprio qui, sul palco. Si dice che il suo fantasma ancora danzi tra le quinte."


Melissa fece una smorfia. "Fantasmi ballerini? Non ho mai capito perché non si limitino a spaventare la gente."


Ma Christiane sapeva che c'era di più. Isabella aveva avuto una relazione con il regista, un uomo losco con un passato oscuro. Aveva scoperto i suoi segreti e minacciato di rivelarli. Poi era svanita nel nulla.


Mentre esploravano il teatro, sentirono un suono. Un sussurro, un lamento. Seguirono la voce fino al palco principale. Lì, in mezzo alle macerie, c'era Isabella. Il suo vestito da ballerina era logoro, ma i suoi occhi brillavano di rabbia.


"Mi hai trovata," disse. "E ora pagherai per quello che hai fatto."


Christiane non si mosse. "Isabella, cosa è successo?"


La ballerina raccontò la sua storia. Il regista l'aveva uccisa, gettandola nel pozzo sotto il palco. Aveva cercato di nascondere il suo segreto, ma il teatro aveva una memoria lunga. Isabella era rimasta intrappolata tra le sue mura, tormentata dalla sua vendetta incompiuta.


Christiane si avvicinò al pozzo. "Isabella, ti aiuterò a trovare la pace. Ma devi lasciare andare la tua rabbia."


La ballerina annuì. "Promettimi che lo farai pagare."


Christiane annuì a sua volta. "Lo farò."


E così, con l'aiuto di Melissa, scoprì la verità sul regista. Era morto anni prima, ma il suo spirito ancora infestava il teatro. Christiane lo affrontò, e il teatro tremò. Isabella si dissolse nel nulla, e il teatro tornò al suo silenzio.


Da allora, Christiane evitò i teatri abbandonati. Ma ogni tanto, quando la pioggia batteva sui vetri e la nebbia avvolgeva le strade, sentiva ancora la voce di Isabella sussurrare nel vento: "Grazie, Christiane. Hai fatto giustizia."


E così, l'indagatrice dell'incubo continuò a vagare tra le ombre di Londra, risolvendo misteri che nessun altro osava affrontare. Perché, come diceva sempre, "la verità è più strana della finzione."


Elisabetta Sanguedolce

Nella vita l'unica corazza che ti resta è la consapevolezza di non essere come gli altri

 Nella vita l'unica corazza che ti resta è la consapevolezza di non essere come gli altri. Non è presunzione, è consapevolezza.

Nessuno può capire quello che hai dentro perché nessuno ha mai vissuto i tuoi stessi drammi. Possono illudersi di provare empatia, ma alla prima idea sbagliata che si faranno di te, quella rimarrà per sempre impressa nella loro memoria e sarà quella, che innescherà il motivo ideale che gli darà il diritto di giudicarti senza pietà. E ti demoliranno, finché di te non resterà nemmeno la polvere. Il vero motivo sai qual è? La competizione, l'invidia, la gelosia. Perché molti al posto del sangue hanno questo lievito d'odio che spazza via ogni briciolo di senso umano. 


Elisabetta Sanguedolce

Angeli e poesia

La solitudine, un dolore silenzioso, Un abisso senza fine, un naufragio interiore, Ma forse, in questo silenzio, troverò la mia voce, E la solitudine diventerà un canto di speranza.


La luna, pallida e malinconica, Guarda dall’alto la mia misera esistenza, E le lacrime si confondono con la pioggia, Nascoste, come il mio cuore, nel buio.


Nel silenzio dell’anima, la solitudine si insinua, Un’ombra grigia che avvolge il cuore, Come un abbraccio freddo e implacabile.


Le stelle, lontane e inaccessibili, Sembra danzino al ritmo della mia tristezza, E il vento sussurra segreti di altre vite, Ma io resto qui, sola, con la mia pena.


Elisabetta Sanguedolce

Nella società indifferente



Nella società indifferente,
gli occhi si incrociano senza vedere,
le parole si perdono nel vuoto,
e i cuori si spezzano in silenzio.


Le persone camminano,
mentre la nebbia si addensa,
ignorando le lacrime nascoste,
le speranze infrante, i sogni svaniti.


La gentilezza è un lusso raro,
la compassione un ricordo sbiadito,
mentre la nebbia avvolge tutto,
soffocando ogni slancio di umanità.


Eppure, nel buio, una fiamma persiste,
la volontà di resistere,
di tendere una mano,
di rompere l'indifferenza.


Forse, un giorno, la nebbia si diraderà,
e la società tornerà a respirare,
con cuori aperti e occhi attenti,
libera da questa morsa gelida.


Elisabetta Sanguedolce

Nebbia nel cervello



Nebbia nel cervello
pensieri avvolti in veli grigi,
come ragnatele intricate
che impediscono la chiarezza.


La mente, un labirinto nebbioso,
dove le idee si smarriscono,
e le parole si disperdono
come foglie portate via dal vento.


La società indifferente,
ignora la lotta silenziosa,
mentre la nebbia si addensa,
soffocando ogni slancio di speranza.


Eppure, nel cuore di questa oscurità,
c'è una fiamma tenue,
la volontà di resistere,
di trovare un varco nella nebbia.


Forse, un giorno, la luce penetrerà,
dissolvendo la nebbia,
e la mente tornerà a brillare,
libera da questo peso invisibile.



Elisabetta Sanguedolce

Sovrana del giardino


Sovrana del giardino, rosa peonia,
con petali di seta, dolce armonia.
In un abbraccio morbido, colori fioriscono,
e nel cuore dell'estate, sogni nutrono.

Sfumature di rosa, bianco e rosso,
un quadro vivente, un leggero sussurro.
La peonia, eleganza senza tempo,
regala momenti, ruba il pensiero.

Tra le foglie verdi, bellezza si cela,
ogni bocciolo, una storia racconta.
Peonia, gioia degli occhi, orgoglio della terra,
nel silenzio del giardino, la natura si onora.

Elisabetta Sanguedolce







martedì 23 aprile 2024

Cose che mi danno sui nervi in questo momento

 Cose che mi danno sui nervi in questo momento


Il ticchettio lento di un orologio stanco,
che scandisce il tempo di un attimo mancato.
La penna che non scrive quando l'ispirazione è al picco,
e il foglio bianco rimane, desolatamente, intatto.

Il caffè che si raffredda sulla scrivania affollata,
mentre le email si accumulano come foglie in autunno.
Il traffico che brontola in lontananza, una bestia ingabbiata,
e il semaforo che lampeggia, un eterno secondo.

Le chiavi che si nascondono proprio quando sto per uscire,
e il cellulare che squilla con chiamate promozionali senza fine.
I pensieri che vorticano, impossibili da definire,
come un groviglio di fili in una stanza senza confine.

Il rumore assordante del silenzio quando cerco pace,
e la pace che sfugge, come ombra al tramonto.
Ma in questo sfogo poetico, una calma mi abbraccia,
trasformando i nervi tesi in versi, punto per punto.

(Elisabetta.Sanguedolce.)



Persistenza della memoria (Persistence of memory), Salvador Dalì, 1931